La comunità di Monte Sole

Alla vigilia della seconda guerra mondiale l’area dell’attuale Parco Storico di Monte Sole aveva aspetti comuni a quelli della media collina bolognese. Oltre alla coltivazione dei campi, altra occupazione rilevante era l’allevamento del bestiame sia per il consumo che come aiuto nei lavori agricoli. Gli effetti diretti della guerra su questo territorio cominciarono ad essere avvertiti a partire dal 1943. Dopo la firma dell’armistizio fra il governo italiano e gli Alleati, resa nota l’8 settembre 1943, in questo territorio nacque una brigata partigiana allo scopo di combattere contro i tedeschi e i fascisti, denominata Stella Rossa e comandata da Mario Musolesi “Lupo”.

L'eccidio di Marzabotto

6 Giorni di terrore

Dal 29 settembre al 5 ottobre 1944

L'eccidio di Marzabotto

Una strage di Innocenti

216 Bambini, 316 Donne, 160 Anziani

L'eccidio di Marzabotto

3 Comuni colpiti

Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno

La Guerra

L’interesse dei tedeschi per l’altopiano di Monte Sole cresce in proporzione all’avanzata degli Alleati. Fino all’agosto 1944 il nemico si trova ancora in una zona relativamente lontana, ma dopo lo sfondamento delle difese lungo l’Appennino tosco-emiliano, nel settembre 1944, il controllo del crinale Setta-Reno diviene di vitale importanza per l’esercito tedesco. L’area di Monte Sole è infatti l’ultimo ostacolo naturale prima di Bologna e la prospettiva peggiore per i tedeschi è di rimanere imprigionati in un duplice attacco partigiano e alleato. In questo mutato contesto strategico, per preparare la difesa e un’eventuale ritirata, i tedeschi hanno bisogno di eliminare qualsiasi ostacolo all’esercizio della loro autorità.

La Brigata Stella Rossa

Nella zona circostante Monte Sole agiva con successo la brigata Stella Rossa che dalla posizione elevata ed impervia portava attacchi a strade e ferrovie che rifornivano il fronte, già nel maggio del ’44 l’esercito tedesco aveva tentato un assalto ma era stato respinto come nei casi successivi durante l’estate. Così il feldmaresciallo Albert Kesselring decise di dare un duro colpo a questa organizzazione e ai civili che l’appoggiavano sterminando e radendo al suolo tutti i paesi circostanti. Già in precedenza Marzabotto aveva subito delle rappresaglie, ma mai così gravi come quella dell’autunno 1944.

La Strage dell' autunno 1944

Dopo l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema avvenuta il 12 agosto 1944, inizia quella che viene ricordata come “la marcia della morte” che attraversando Versilia e Lunigiana giunse al bolognese. Lo scopo era fare “terra bruciata” attorno alle formazioni partigiane nelle retrovie della linea gotica sterminando le popolazioni che le appoggiavano. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, don Ubaldo Marchioni, e tre anziani, rei di aver eseguito troppo lentamente l’ordine di uscire. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 197 vittime, di 29 famiglie diverse tra le quali 52 bambini. Fu l’inizio della strage: ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati nazisti e non fu risparmiato nessuno.

L' Eccidio

Nel settembre 1944, il comando della 16° Divisione Corazzata Granatieri delle SS decide una operazione militare per annientare i gruppi partigiani e rastrellare il territorio nemico. L’ operazione, guidata dal maggiore Walter Reder, viene svolta tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944. Tutta l’area viene circondata da circa 1000 soldati, tra cui elementi italiani appartenenti alla Guardia nazionale repubblicana. Divisi in 4 plotoni rastrellano l’intera zona sia da sud che da nord, est e ovest. Bruciano le case, uccidono gli animali e le persone. Il bilancio dei 7 giorni di eccidio è di 770 vittime di cui 216 bambini, 142 ultrasessantenni, 316 donne. L’eccidio di Marzabotto non si configura come una rappresaglia bensì come un rastrellamento finalizzato al massacro.

La violenza

Nella frazione di Caprara vengono uccise 107 persone, di cui 24 bambini. Poco lontano i tedeschi individuarono diversi casolari in cui rastrellarono 282 persone, tra loro 58 bambini e due suore: furono tutti uccisi a colpi di mitra. Nella frazione di Cerpiano altre 49 persone, tra cui 24 donne e 19 bambini, subirono la stessa sorte. Dal massacro si salvarono solo una maestra e due bambini. Altre 103 persone furono uccise dai tedeschi lungo la strada per la frazione di Creva. In quest’ultima furono uccise 81 persone, tra gli uomini (48) anche due sacerdoti. La violenza dell’eccidio di Marzabotto fu inusitata: alcuni bambini furono gettati vivi tra le fiamme, dei neonati in braccio alle loro mamme furono decapitati e alla fine dell’inverno fu ritrovato sotto la neve il corpo decapitato del parroco Giovanni Fornasini.

Walter Reder

Capo dell’operazione fu nominato il maggiore Walter Reder, comandante del 16º battaglione esplorante corazzato (Panzeraufklärungsabteilung) della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, sospettato a suo tempo di essere uno tra gli assassini del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss. La mattina del 29 settembre, prima di muovere all’attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste guidati da repubblichini, comprendenti sia SS che soldati della Wehrmacht, accerchiarono e rastrellarono una vasta area di territorio compresa tra le valli del Setta e del Reno, utilizzando anche armamenti pesanti. Quindi dalle frazioni di Pànico, di Vado, di Quercia, di Grizzana, di Pioppe di Salvaro e della periferia del capoluogo le truppe si mossero all’assalto delle abitazioni, delle cascine, delle scuole e fecero terra bruciata di tutto e di tutti.

Testimonianze